Da qualche tempo è attiva in GoodCom una grande rivoluzione lavorativa, o almeno così è per la realtà italiana: la settimana corta! Si tratta di un esperimento che abbiamo deciso di intraprendere in un momento di crescita e di grande impegno e durante il quale il team lavora trentasei ore settimanali,invece delle canoniche quaranta, ma a parità di retribuzione
Quattro ore in meno, stesso stipendio, più produttività
Il venerdì è quindi il giorno della settimana in cui GoodCom, all’interno della propria organizzazione, esprime la sua missione sostenibile: non solo ottimizzando i consumi e portando avanti un comportamento virtuoso di risparmio energetico, ma valorizzando le proprie persone e mettendole, ancora di più, al centro della propria visione.
Un periodo sperimentale che ci posiziona come una delle poche aziende italiane ad aver intrapreso questa strada al fianco di realtà come Intesa San Paolo.
Una nuova formula organizzativa che, carente ancora di una normativa dedicata, esprime la volontà di rendere il lavoro sostenibile, dando priorità a valori come soddisfazione, autonomia, serenità e flessibilità.
Flessibili e smart per lavorare meglio
Un cambio di paradigma è fatto da azioni concrete
“Ho deciso di sperimentare la settimana corta – commenta Alessandra Mallamo, Amministratore Unico di GoodCom – per offrire alle mie collaboratrici flessibilità, empowerement ed equilibrio nella propria vita.
A guidare la crescita di una squadra sono gli obiettivi condivisi e i gesti concreti, come – appunto – il dare più tempo, non il refrain ormai insostenibile sulla performance, sul risultato “a ogni costo”, sulla gestione dello stress che colpevolizza. La verità è che ci vuole un altro modo di lavorare e di vivere e ci vuole concretamente più tempo per fare ciò che i greci definivano “cura di sé”, l’occuparsi di se stessi, che poi è il modo migliore per dare al massimo il proprio contributo nelle cose della vita.
Si tratta di un cambio di paradigma nell’organizzazione del lavoro che noi manager dobbiamo incoraggiare e diffondere.
Essere donna e avere un team prevalentemente composto da donne certamente mi ha aiutato ad accelerare la transizione verso un nuovo modo di lavorare, ma il problema dell’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, spesso legato a una discriminante tutta femminile, produce soluzioni che migliorano le condizioni per tutti ed è questo che dobbiamo auspicarci.
Il bilancio dei mesi finora trascorsi è positivo: il team è già meno predisposto allo stress e all’ansia. Più soddisfatto e sereno. E la produttività non sembra diminuita, anzi. In realtà, abbiamo acquisito, da quando è iniziato il periodo di prova, nuovi clienti.”
Un modello che guarda alle generazioni future
Non dimentichiamoci poi che la settimana lavorativa corta potrebbe diventare uno strumento in grado di attrarre nuovi talenti, come gli stessi Direttori del Personale riconoscono. Cito solo, a riprova, un’indagine condotta dalla società AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) su 1000 direttori del personale che ha rivelato che il 53% degli intervistati sarebbe favorevole alla settimana corta.
Macerata, 25 settembre 2023 – Nuova organizzazione del lavoro, sempre di più all’insegna dei criteri ESG.
A guidare la crescita di una squadra sono gli obiettivi condivisi e i gesti concreti, come il dare più tempo, non il refrain ormai insostenibile sulla performance. La verità è che ci vuole un altro modo di lavorare e di vivere.