Il logo è il primo segno distintivo di un’azienda o di un brand: è la rappresentazione grafica del nome di una società o di un suo prodotto, capace di rispecchiare i suoi valori e i suoi obiettivi trasmettendo, allo stesso tempo, emozioni e significati.
E’ una componente importante della brand identity ed è anche uno strumento di comunicazione attraverso il quale l’azienda differenzia sé stessa o il proprio prodotto, rispetto ai competitors, grazie all’utilizzo di nomi, grafiche e simboli ricchi di valori tangibili e intangibili del prodotto stesso.
Ecco perché la creazione di un logo è un’operazione molto delicata e importante che, per essere efficace, deve rispettare alcune caratteristiche.
Il logo deve essere originale, memorizzabile, facilmente riconoscibile, adattabile e utilizzabile su ogni supporto e in ogni ambito.
Inoltre può essere formato da varie tipologie di elementi come:
- Monogrammi (combinazione o sovrapposizione di due o più lettere del nome del brand)
- Acronimi (costituiti dalle prime lettere del nome dell’azienda o del prodotto)
- Pittogrammi (simboli o disegni che illustrano un oggetto, concettoo elemento rappresentativo di azienda, attività o prodotti).
Ma come sono cambiati i loghi nel tempo?
Fino a qualche decennio fa la maggior parte dei loghi erano composti da una scritta e da un simbolo grafico, ma, negli ultimi anni, si è riscontrato che non sempre l’accoppiata logo più simbolo è valida e giusta, aprendo così la riflessione sulla polarità tra verbale/non verbale nell’identificazione grafica.
Infatti, la scelta di inserire o meno il simbolo ha ragioni ben fondate. Tale decisione potrebbe dipendere dal tipo, dal profilo e dalle condizioni della comunicazione. Ma vediamo in dettaglio i casi dove il simbolo è necessario e dove, invece, si può tralasciare.
Quando serve il simbolo?
Il simbolo serve quando:
- è richiesto, per motivi di lettura, un simbolo più sintetico rispetto al nome;
- è associato a un brand con una forte esposizione mediatica rendendo così possibile il suo riconoscimento e la sua memorizzazione. È il caso del noto social network Facebook: dove la “f” del logo ha una funzione di segnalazione poiché è tra i marchi più famosi a livello globale e ed è ideato per essere visualizzato in molte piattaforme diverse;
- ha la funzione di sigillo di garanzia per tutti quei “brand ombrello”. Questo tipo di brand è utilizzato dalle grandi aziende che commercializzano molti prodotti, anche di diversa natura, e perciò necessitano di un logo sintetico. Un esempio di “marca ombrello” è: P&G di Procter & Gamble;
- la natura del prodotto a partire già dal suo marchio evoca emozioni e stimola il consumo. Una funzione motivante usata in molti casi dalle catene di fast food come Burger King.
Quando invece non serve?
Il simbolo non serve quando:
- è importante incentrare l’attenzione solo sul nome;
- l’azienda o l’organizzazione hanno funzioni e profili unici, e mancano di concorrenza. In questi casi il nome è sufficiente per essere ricordato. Un esempio è l’organizzazione NATO;
- la personalità aziendale si basa solo sul suo “buon nome” e sulla massima austerità e serietà. In questi casi viene meno la funzione giocosa e motivazionale;
- il brand ha una bassa esposizione mediatica e perciò rende difficile ricordare e riconoscere il simbolo. Quest’ultimo non avendo una vera e propria identificazione è ritenuto superfluo;
- il nome è talmente breve che soddisfa tutti i requisiti di identità e di comunicazione, sostituendosi alla funzione del simbolo.
Come abbiamo appena visto la scelta dell’uso del simbolo per i loghi si basa su un’attenta analisi di determinate condizioni che non possono essere lasciate al caso.
Ricorda, quando si tratta di comunicare il tuo business affidati sempre a professionisti che ti sapranno aiutare e indirizzare nella scelta giusta!